Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 14 giugno 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperta una popolazione neuronica che sopprime l’assunzione di alcohol dopo un eccesso. Per binge alcohol drinking si intende un comportamento caratterizzato dall’assunzione di 5 o più bevute (drink) di bevande a base di alcool etilico nel giro di due ore. Questo comportamento induce generalmente, nei non alcolisti come negli animali, una reazione di rifiuto, che induce a interrompere l’assunzione di alcool; ma la base neuronica di questa auto-regolazione, che spesso impedisce a una sbornia di degenerare in una grave intossicazione acuta alcoolica, fino ad oggi non si conosceva. Pablo Gimenez-Gomez e colleghi hanno scoperto una specifica e circoscritta popolazione neuronica GABAergica nella corteccia orbitofrontale mediale (mOFC) del topo, che è selettivamente reclutata in questi casi e ottiene l’efficace soppressione del comportamento di assunzione, attraverso le sue specifiche proiezioni al nucleo mediodorsale del talamo.

È importante questa scoperta perché il binge alcohol drinking, oltre a causare epatiti alcoliche e cirrosi epatica, favorisce lo sviluppo di numerosi tipi di cancro, costituendo un comportamento potenzialmente mortale. [Cfr. Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-025-01970-x, 2025].

 

Sclerosi Multipla: cheratosi seborroica e infezione da HPV causate da Fingolimod. La sclerosi multipla, la più comune malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale dei giovani adulti, argomento anche di una nota di recensione contestualmente pubblicata (Note e Notizie 14-06-25 Emodinamica venosa nella sclerosi multipla), può essere trattata con numero limitato di farmaci in grado di modificarne l’evoluzione patologica e, fra questi, si annovera il Fingolimod. Si conoscevano effetti collaterali cutanei di questa molecola, ma ora la descrizione di un caso che ha sviluppato, dopo 4 mesi di trattamento con Fingolimod, cheratosi seborroica e infezione da HPV, costituisce un allarme per i neurologi, se non un invito a sospenderne la prescrizione.

Il caso, descritto da Giorgi Mamardashvili e colleghi, ha ottenuto una completa guarigione dalla patologia cutanea dopo la sostituzione del Fingolimod con un altro farmaco modificante l’evoluzione patologica. [Cfr. Cureus – AOP doi: 10.7759/cureus.83652, 2025].

 

Microbioma e cervello: i batteri orali potranno diventare un biomarker di depressione. La bocca ospita tra 500 e 1000 miliardi di batteri – la seconda comunità dell’organismo dopo quella dell’intestino – e la varietà bilanciata delle sue popolazioni sembra essere protettiva nei confronti di un gran numero di patologie, dal diabete alla demenza. La rottura degli equilibri nel microbioma orale conduce a processi infiammatori e alterazioni della fisiologia del sistema immunitario. Un nuovo studio, condotto prevalentemente da ricercatori del Rory Meyers College della New York University, ha rilevato quanto segue: 1) persone con un basso grado di biodiversità del microbioma orale hanno presentato più sintomi depressivi; 2) il fumo di sigaretta, l’assunzione di bevande alcooliche e una scarsa igiene orale influenzano l’associazione depressione-microbioma orale; 3) lo stretto rapporto rilevato suggerisce ulteriori ricerche per definire precisi biomarker batterici orali da utilizzare nella diagnosi di depressione. [Cfr. BMC Oral Health – AOP doi: 10.1186/s12903-025-06274-x, 2025].

 

I buongustai possono conoscere le basi dell’associazione odore-gusto che rende unici piatti e dolci. L’apprendimento di valore derivato dall’accoppiamento di due stimoli percettivi provenienti da canali differenti, quali visivo e acustico o olfattivo e gustativo, comincia nell’età più precoce della vita ed ha un ruolo di straordinaria importanza per la sopravvivenza in chiave evoluzionistica. Le vie nervose cerebrali che mediano questa funzione sono in gran parte sconosciute. José Antonio Gonzalez-Parra e colleghi hanno impiegato un compito di pre-condizionamento odore-gusto combinato con un approccio genetico, intersezionale e chemogenetico per identificare il circuito cerebrale cruciale per queste complesse elaborazioni.

I neuroni di proiezione della corteccia entorinale stimolano l’amigdala baso-laterale durante l’esperienza di accoppiamento odore-gusto, codificando il valore dell’associazione profumo-sapore, che si integra con l’informazione analitica delle vie olfattiva e gustativa. L’attività di questo circuito corteccia entorinale-amigdala baso-laterale è fondamentale nel giudizio espresso da gastronomi assaggiatori professionali e spiega perché possiamo dal profumo di una vivanda, di una minestra, di una pietanza, di un dolce, dedurne immaginariamente il sapore. Ma, soprattutto, possiamo attribuire a questo circuito gran parte del merito che ha il cervello nell’integrare aroma e gusto, donandoci quei piaceri della tavola e del dopo pranzo, che possono minacciare peso e salute, se non se ne fruisce con saggia misura. [Cfr. PNAS USA 122 (23): e2502127122, 2025].

 

Un progresso nella riabilitazione motoria che impiega interfacce cervello-computer. Le BCI (brain-computer interfaces) usano l’attività neurale residua come segnale di controllo per la riabilitazione motoria, ma l’instabilità dei segnali impone ai pazienti un grande impegno per imparare a modulare correttamente la segnalazione instabile. Hussein Alawieh e colleghi hanno accoppiato le BCI a un dispositivo di stimolazione spinale elettrica transcutanea (TESS), che ha dimostrato notevole efficacia nel facilitare e migliorare la riabilitazione di pazienti con danno del midollo spinale. [Cfr. PNAS USA 122 (24): e2418920122, 2025].

 

Il cavallo indemoniato non è una figura nata in epoca cristiana ma ha una radice greca. Le storie mitiche che hanno per protagonisti cavalli che sembrano interpretare le più profonde paure e i più angosciosi incubi di un popolo che non poteva fare a meno di questo “nobile e indispensabile” animale, si contano a decine nella tradizione greca classica. Riprendiamo qualcuna di queste tracce narrative. Taraxippos si legge sia stato il nome di Glauco, figlio di Sisifo, ucciso dai suoi cavalli nei Giochi Istmici indetti da Acasto. Ma questo Glauco corinzio sembra essere un doppione del Glauco di Beozia, morto divorato da cavalli che lui si divertiva a nutrire con carne umana.

Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant scrivono in proposito: “L’immagine di un cavallo che divora e mastica la carne del suo padrone, segna il punto estremo delle rappresentazioni che rivelano l’aspetto inquietante di questo animale, e che manifestano la sua appartenenza al mondo delle potenze infernali”[1]. Naturalmente, in termini di analisi psicologica è evidente la radice inconscia di paura che un erbivoro fedele esecutore della volontà umana diventi un carnivoro feroce predatore dell’ignaro padrone. Ma altri elementi interessanti si ricavano dalle avventure di Ippomene e Leimone e dalla storia delle cavalle di Diomede. Ippomene rinchiude per castigo Leimone, colpevole di essersi fatta sedurre, in un casolare con uno stallone reso furioso dalla fame. Un supplizio strano, che appare più leggibile dopo l’analisi linguistica di Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant: “… se accostiamo per contrasto il nome Ippomene, quello che i Greci attribuivano in modo ingiurioso alle donne lascive e dissolute: giumenta in fregola, femmina in calore, il cui liquido scorre dalle parti genitali si chiama Hippomanes. Leimone è condannata ad essere sbranata da uno stallone che è una metamorfosi del suo seduttore, ma la cui furia divorante fa sentire ugualmente tutto l’orrore delle potenze dell’aldilà”[2].

Le cavalle di Diomede erano nate sulle rive del fiume Cossinite, le cui acque conferiscono furore selvaggio ai cavalli che se ne abbeverano, ed erano diventate giumente ghiotte di carne umana, che indussero Eracle a catturale in una delle sue fatiche.

Un’altra serie di miti punta su una forza oscura che costituisce la vera natura del cavallo: una potenza paragonabile a quella di Efesto (Vulcano), in quanto proveniente dalle viscere della terra che avrebbero generato il primo cavallo, può sempre rivelarsi all’improvviso, come un fiume lavico sotterraneo che emerge d’un tratto in un’eruzione vulcanica. Gli equini per i Greci sono dotati di un’energia distruttrice che richiede risorse magiche per essere contenuta, temperata e trasformata in forza assoggettabile alla ragione umana. Un Lapita di nome Pelentronio – lo stesso nome di una pianta medica e magica – domò il primo cavallo sorto dalla terra nei pressi del monte Pelio. Così, al freno collegato al morso dei cavalli domesticati, gli antichi attribuivano numerose virtù magiche. Pindaro usa una serie di termini per definire i ruoli del morso che possiamo riassumere con questi valori semantici: modera la foga, riduce le impennate istintive, addolcisce le asprezze, frena la violenza, riporta a misura ogni reazione, e fa rientrare l’energia magmatica della phusis nel mondo delle regole e delle gerarchie di potere umane. [BM&L-Italia, giugno 2025].

 

Notule

BM&L-14 giugno 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant, Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia, p. 144, Editori Laterza, Roma-Bari 1999.

[2] Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant, op. cit., p. 145.